TESTO DELL'ARTICOLO ➜
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7820LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO DELLA MAMMA DI TOLKIEN di Paola Belletti
Tolkien, il grande scrittore inglese cattolico, ci ha già abituati a rivelazioni stupefacenti per la bellezza e la profondità affidate alle lettere che si scambiava con il figlio. Ricordate quello che disse sull’Eucarestia e la necessità di nutrire costantemente il nostro personale rapporto con Cristo per mezzo della fin troppo evidente miseria della chiesa visibile? Un vademecum quanto mai attuale [...]: «L’unico rimedio contro il vacillare e l’indebolirsi della fede è la Comunione. [...]. La frequenza garantisce il massimo effetto. Sette volte alla settimana è più efficace che sette volte dopo lunghi intervalli. Inoltre ti raccomando questo esercizio (ahimè! è fin troppo facile trovare il modo di praticarlo): fai la tua Comunione in un ambiente che urti i tuoi sentimenti. Scegli un sacerdote che borbotta e tira su col naso oppure un frate orgoglioso e volgare; e una chiesa piena della solita folla borghese, bambini maleducati... giovani sporchi e con le camicie sbottonate, donne in pantaloni e spesso coi capelli arruffati e senza velo. Vai a fare la Comunione insieme a loro (e prega per loro)».
Chissà che proprio dalla madre non abbia rubato con gli occhi e il cuore questa tenacia, questa dolcezza penetrante che si tuffa direttamente in Dio e, pur sentendo il dolore per la durezza e la miseria degli uomini, confida solo in Lui. Sempre in una lettera al figlio, leggiamo sul National Catholic Register, che sua madre era una «donna dotata di grande bellezza e intelligenza, molto colpita da Dio con dolore e sofferenza che morì in gioventù a causa di una malattia accelerata dalla persecuzione della sua fede». Quando morì, nel 1904, furono in pochi a piangerla, ma siamo in tanti ad essere in debito con lei. Mabel Tolkien era allora una giovane, già vedova e con due figli. La sua pur breve vita, segnata da non pochi dolori e rivoluzionata dalla conversione alla fede cattolica, ha infatti avuto un impatto enorme sui figli e su tutto il mondo, se pensiamo a quante persone hanno letto e sono stati cambiate, ispirate e confortate dalle opere di uno dei suoi figli.
MABEL TOLKIEN
«Suo padre, John Suffield, era un commerciante sposato con Emily Sparrow. Insieme ebbero sette figli e gestirono un negozio a Birmingham. Quando Mabel aveva solo 18 anni iniziò a vedere un banchiere di 31 anni di nome Arthur Tolkien. I due si scambiarono numerose lettere mentre Arthur partiva per il Sud Africa in cerca di una redditizia carriera nel settore bancario.» Dopo due anni lontana dall’amato, decise di raggiungerlo e affrontò da sola il lungo viaggio in nave per coprire la distanza che li separava. Era il 1891, una volta ritrovatisi i due si sposano, secondo il rito anglicano perché entrambi appartenevano a quella confessione. In fondo essere britannici tendeva a coincidere con l’appartenenza alla chiesa anglicana. «Seguirono due bambini. I due ragazzi di Tolkien si chiamavano John Ronald Reuel e Hilary Arthur Reuel. Dopo alcuni anni, divenne sempre più preoccupata per i ragni giganti, per l’effetto del caldo intenso e per il pericolo degli animali selvatici intorno ai bambini, così lasciò il Sud Africa per l’Inghilterra con i bambini e con la promessa di tornare nel prossimo futuro».
Poco dopo, però, il marito si ammala e muore; la giovane sposa e madre di due figli, rimasta vedova, decide di trasferirsi in campagna, per educare e crescere i bambini in un ambiente bello e armonioso. Molti sostengono che sia stato proprio quello ad ispirare l’immaginazione di JRR Tolkien quando descrive la Contea e la struggente e semplice bellezza che la rende tanto desiderabile. Ma l’influenza della madre sui due ragazzi non si limitò a questo: «È stata Mabel a insegnare ai suoi figli