Ti è mai capitato di farti queste domande: perché continuo a sabotare le mie relazioni?
Perché ripeto sempre gli stessi errori, anche quando penso di aver imparato la lezione?
Questo è spesso legato al nostro bambino interiore e alle sue ferite.
Molte persone iniziano un percorso terapeutico per affrontare ferite profonde che risalgono all’infanzia. Anche se non possiamo cambiare ciò che è successo in passato, possiamo prenderci cura di quella parte vulnerabile e fragile dentro di noi: il nostro bambino interiore. È lì che risiedono i nostri primi condizionamenti, le esperienze originarie che hanno modellato il nostro modo di percepire il mondo e di relazionarci agli altri.
Quando questo bambino interiore prende il sopravvento, può sembrarci un nemico, un sabotatore che ci spinge a comportarci in modi che ci feriscono o ci fanno soffrire. Ma come possiamo riconoscere quando è lui a parlare o ad agire?
In apparenza, le nostre relazioni sembrano tra adulti. In realtà, molto spesso, sono dinamiche tra due parti bambine che si incontrano, si attraggono e si scontrano. Le ferite passate si riattivano nei legami presenti, e i comportamenti che oggi mettiamo in atto possono essere un indizio prezioso per risalire a quelle ferite originarie.
Riconoscerle è il primo passo per iniziare a guarire. Ci sono alcuni segnali chiari che ci aiutano a capire quando è il nostro bambino interiore a reagire:
- Reazioni sproporzionate rispetto alla situazione reale: ci sentiamo colpiti nel profondo anche da piccoli gesti o parole.
- Paura dell’abbandono e bisogno ossessivo di controllo nelle relazioni: temiamo di essere lasciati, abbiamo bisogno continuo di rassicurazioni e viviamo il legame in modo centrato su noi stessi.
- Autocritica eccessiva: dentro di noi risuona una voce severa, che ci giudica costantemente.
- Perfezionismo: cerchiamo di essere sempre impeccabili nel tentativo (inconscio) di ottenere amore, approvazione e sicurezza.
- Tendenza a mettere i bisogni degli altri prima dei nostri: cerchiamo di essere "bravi" per non perdere l’affetto degli altri.
Anche il corpo parla e ci indica quando è il bambino interiore a reagire: tensioni croniche, disturbi del sonno, ipersensibilità emotiva sono segnali fisici del bambino ferito. Le emozioni sono così intense che facciamo fatica a gestirle. Il corpo reagisce a questi "trigger" emotivi, spesso legati a esperienze passate che non abbiamo mai realmente elaborato.
Tutti noi abbiamo bisogni primari fondamentali: essere visti, riconosciuti, amati, sentirci al sicuro. Se questi bisogni non sono stati soddisfatti durante l’infanzia, il bambino dentro di noi ha dovuto trovare strategie per adattarsi e sopravvivere. Queste strategie – come negare la sofferenza, reprimere le emozioni, costruire una maschera – si fissano nel subconscio. E anche se oggi, da adulti, non ci servono più, continuiamo ad agire secondo quei vecchi schemi, inconsapevolmente.
Allora, cosa possiamo fare?
Dobbiamo diventare noi i genitori del nostro bambino interiore. Significa imparare ad ascoltarlo, proteggerlo, educarlo con amore. Non per reprimere ciò che prova, ma per aiutarlo a sentirsi finalmente al sicuro. Solo così possiamo interrompere il ciclo della ripetizione e costruire relazioni più sane, autentiche e consapevoli.
Diventa un supporter di questo podcast:
https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.