Libera nos a Malo (Luigi Meneghello)
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Questi sono i punti chiave di questo libro.
Primo, La lingua come protagonista: italiano, dialetto e invenzione, Nel cuore di Libera nos a Malo vive la lingua, non come semplice strumento, ma come protagonista che preme, crea, ordina e scompiglia il mondo. Meneghello orchestra un impasto originale tra italiano e dialetto veneto, senza trasformare il dialetto in semplice colore locale. Anzi, esso diventa un dispositivo di pensiero: modula l esperienza, delimita il senso, apre alternative espressive che l italiano standard talvolta non riesce a offrire. Il lettore sente il passo delle parole come ritmo della memoria, vede come un suono trascini con sé oggetti, gesti e emozioni. L autore lavora sulla prestazione concreta delle parole, sul loro peso e sulla loro capacità di legare insieme persone e cose. La lingua dialettale agisce come archivio di cultura e come cassetta degli attrezzi: conserva detti, modi di dire, saperi, ma allo stesso tempo spinge verso la sperimentazione, perché ogni passaggio dal dialetto all italiano implica scelte, slittamenti, invenzioni. Questo processo genera una prosa elastica, capace di passare dal comico al tragico, dalla notazione minuta alla riflessione generale. Il testo accoglie liste lessicali, micro-glossari, con cui l autore fissa il profilo sonoro e concettuale di un mondo. La traduzione interna tra i due codici, italiano e veneto, non è mai neutrale: introduce attriti, risonanze, giochi semantici, che diventano la vera materia narrativa. La lingua non semplicemente descrive: essa produce la realtà del libro, perché la memoria non ritorna mai in forma pura, ma si forma nel racconto. L attenzione al timbro, alle pieghe sintattiche, alla stratificazione del registro rende il testo una scuola di lettura e di scrittura. Il lettore impara che le parole non sono trasparenti, che ogni scelta formale implica un punto di vista. Allo stesso tempo, questa consapevolezza non si chiude in una postura accademica: la lingua rimane sensuale, concreta, aderente alla vita. Il risultato è un equilibrio raro tra rigore e vitalità, in cui anche il dettaglio linguistico più minuto diventa porta di accesso a una verità più ampia sulla formazione, sull identità e sul legame tra individui e comunità. In questa prospettiva, la lingua di Meneghello mostra come il racconto di un piccolo paese possa diventare, attraverso la precisione del dire, un gesto universale.
Secondo, Infanzia e formazione: la scuola del paese e la scuola della vita, La trama profonda del libro è la formazione di un bambino in un paese del Veneto tra anni venti e trenta, ricostruita attraverso scene nitide e frammenti vivissimi. La infanzia non è idealizzata: è un territorio di scoperte, paure, prove, con una geografia mentale che si sovrappone alle strade, ai cortili, agli argini. La scuola del paese, con maestri, quaderni, rituali, punizioni e meraviglie, convive con la scuola parallela della vita quotidiana: in casa, in chiesa, in bottega, nei campi. Ogni pratica insegna qualcosa, non soltanto a livello nozionistico, ma come disciplina del corpo e della mente. Il bambino impara i...