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December 30, 2023 6 mins
L’ultimo gol del 2023 viene da un giocatore della Juventus che dopo averne fatto uno pesantissimo alla Roma si aggiusta il codino a favore di telecamera. E’ impossibile e irriverente ovviamente fare un accostamento a Baggio, ma il pensiero impertinente passa comunque per la testa e il richiamo ci dice che il francese Rabiot è un giocatore ben più importante e più bravo dello stereotipo che ci eravamo fatti.
Ormai questo è il quinto campionato di Rabiot alla Juventus, il centrocampista ne è diventato un colonna e oggi come oggi forse ne è anche il leader, il giocatore principale. Ha preso lui cioè quel ruolo che prima aveva Chiellini, per statura, anzianità, carisma. Rabiot ha faticato molto a strapparsi di dosso l’etichetta di bidone, in quanto anche lui finito nel tritacarne di anni sbagliati e troppo complicati.
Un personaggio molto facile da attaccare: poco simpatico, altezzoso, narcisista, una madre manager che lo ha sempre presentato come Platini e fatto pagare, tanto, di conseguenza. Alla prima che sbagli, stanne sicuro, tutti addosso. Ed effettivamente per un lungo periodo di tempo Rabiot bidone lo è effettivamente stato.
Rabiot oggi è la bacchetta magica di una squadra che alla sofferenza di un attacco fin troppo stitico e quasi mai all’altezza del compito, lui sopperisce interpretando perfettamente molte delle Variazioni Goldberg di Allegri. Che possono andare da Gatti a Rabiot appunto.
Il gol di Rabiot alla Roma porta la Juventus direttamente a ridosso dell’ Inter. Di fatto azzerando tutte le chiacchiere che sono state fatte sulla superiorità della rosa interista: potrà anche esserlo da un punto di vista formale, forse dell’ampiezza e forse del picco di un giocatore o due, ma nei fatti poi le due squadre lì stanno e sostanzialmente si equivalgono. Dalla teoria insomma si passa alla pratica, su un terreno dove Allegri gioca meglio e con molto più cinismo.
Già perché alla fine anche i discorsi sulla Juventus di Allegri che vince di corto muso e pensa solo ai risultati e l’Inter di Inzaghi che invece ha un gioco più ricercato e corale, mostrano tutta la debolezza del ragionamento teoretico applicato al calcio. Che per natura è invece uno strano mix, mai perfettamente replicabile in provetta, e che comprende un po’ tutto, anche e soprattutto una certa indefinita percentuale di casualità. In questo momento alla Juve gira meglio ed è come il ciclista che ti si appiccica alla ruota e ti mette pressione.
Qualcuno dice che se Allegri vincesse questo scudetto raggiungerebbe il vertice della sua sapienza calcistica, sarebbe insomma l’impresa più alta tra le tante compiute in bianconero. Il suo mestiere è stato messo duramente alla prova da infortuni, assenze e dal dover, per forza, gettarsi sul lancio di nuovi giovani, cosa per cui non andava certo famoso.
Ben informati sostengono che la sua segreta voglia sia quella di vincere e andarsene, nonostante il contratto in scadenza nel 2025 e che la sua panchina sia destinata ad Antonio Conte. Ma ammetto che qui siamo con un piede dentro al Fantacalcio. Comunque vada a fine stagione è probabile che si debbano rivedere categorie e giudizi e ricollocare Allegri in una diversa posizione della nostra ideale graduatoria degli allenatori italiani. Posto che in cima alla classifica c’è sicuramente Ancelotti, che infatti il Real Madrid si è ben preoccupato di chiudere nella sua prigione dorata, subito dietro chi ci mettiamo? Spalletti, Conte, Mancini o appunto Allegri?
Un gol ormai fa la differenza, anche se può pesare in maniera molto diversa. Del gol di Rabiot si è detto. Ma che differenza c’è con quello di Pulisic, che ha avuto lo stesso effetto e permesso al Milan di ba
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