Episode Transcript
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(00:00):
C'è chi lo odia e chi lo ama. C'è chi sposa la tradizione e
chi abbraccia l'innovazione. Il digitale è una mela della
discordia nel mondo della musica, una mela che nel corso
del tempo ha assunto un sapore sempre più dolce e invitante.
Ma tutto ha una doppia faccia e tutto può portare
all'estremismo. In particolare parleremo di un
(00:22):
oggetto che da più di vent'anni polarizza le opinioni di chi
ascolta musica, ma anche di chi la fa.
Un oggetto che, volente o nolente, è qui per restare.
Ciao a tutti, io sono Martina Vidrip, divulgatrice musicale.
E io sono Giorgio Bau, produttore e son designer.
E Benvenuti in ergasm, il punto di riferimento di chi ama la
(00:42):
musica, ma soprattutto per chi vuole conoscerla e oggi siamo
qui per parlare di autotune, è. Dall'Alba dei tempi che c'è
questa guerriglia tra digitale eanalogico.
L'eterna lotta tra chi annega lapropria musica in maremoti di
suoni sintetici e chi tra corde di chitarra e batterie più
(01:05):
stratocaster e meno DJ, diceva Caparezza chiaramente era
ironico, ma questa contrapposizione è diventata via
via una vera e propria guerra tra futuro e passato.
Da sempre il musicista è visto come una sorta di artigiano che
fabbrica opere grazie ad esercizio e olio di gomito,
perennemente ossessionato dalla perfezione.
(01:27):
Ad esempio, un cantante viene considerato eccellente perché
studia, perché padroneggia con sicurezza ogni passaggio, ogni
vibrato, ogni appoggio più insidioso, mentre un chitarrista
raggiunge la sua grandezza non solo per il suo talento, ma
anche e soprattutto per il metodo, l'esercizio e
l'allenamento. Ma con l'avvento della musica
(01:49):
moderna, il dazio da richiedere agli artisti è ancora più alto.
Non solo devono essere grandi esecutori, ma anche creatori,
alchimisti del suono, trasformisti e trend setter.
È loro la responsabilità di creare punti di svolta nella
storia musicale. E per fare questo è necessario
l'uso della tecnologia. Una tecnologia, quella digitale,
(02:13):
che rivoluziona interamente il concetto di musica.
Ed è proprio durante questa perenne e faticosa corsa verso
la perfezione che la storia della musica si intreccia con le
innovazioni, se consideriamo l'intera timeline
dell'evoluzione della strumentistica musicale,
l'autotune è un tool molto giovane.
(02:33):
Infatti venne lanciato nel 1997 dall'antares audio Technologies
con lo scopo di rimodulare e correggere l'intonazione vocale
e fu una scoperta che rivoluzionò interamente il
lavoro dei tecnici del suono, lacui correzione manuale
comportava un'enorme quantitativo di effort,
alleggerita quindi dal neonato autotune.
(02:56):
Il salto quantico da editing ad effetto avvenne grazie ad
un'artista, un'icona nel mondo del POP, che ne colse il
potenziale e lo fece suo. Cherelin sarkì si allapier, o
più semplicemente Cher. Siamo nel 98.
Cher stava attraversando un momento piuttosto delicato nella
sua carriera. Alle porte del nuovo millennio,
(03:17):
l'artista aveva bisogno di un nuovo inizio.
Rob Dickens, l'allora Presidentedella Warner, persuase Cher a
produrre un album dance e tra lesue mani capitò questa demo,
orfana che nessun altro voleva incidere, che parlava di
relazioni finite, autostima e resilienza.
Il ritornello entusiasmò Cher, ma il resto no, perciò gli
(03:41):
autori Steve Church e Paul Berrylo aggiustarono per poi portare
la canzone al prossimo step, ovvero la registrazione.
Pochi mesi dopo eccoci al dream House Studios di Londra e
durante le sessioni vocali i produttori decisero di testare
l'autotune, uscito soltanto un anno prima, con l'intento di
raddrizzare l'intonazione di cerr in modo leggero e
(04:04):
impalpabile. E qui ci fu il punto di svolta,
poiché il produttore Mark Taylor, per scherzo oppure per
errore, esasperò i parametri e impostò il Retune Speed al
minimo. Per i non addetti ai lavori, il
Retool Speed controlla la velocità con cui viene applicato
(04:26):
l'autotune, un valore alto permette alla linea vocale di
spaziare ancora tra riffe, passaggi e vibrati, uno medio ha
soltanto delle piccole correzioni fino allo zero, in
cui la voce perde quasi interamente tutte le sue
caratteristiche naturali. Il risultato di questo
esperimento lascia Cher senza parole.
(04:47):
La sua voce ha assunto un sound sintetico, alieno, mai sentito
prima. I passaggi di nota sono poco
fluidi e molto scattanti, come fosse un androide a cantare
compassione. Eccola la rinascita di Cher, ciò
che cercava da tempo, la sua nuova firma, nata da uno sgarro
che lei abbraccia con grande entusiasmo.
(05:11):
Nonostante la forte opposizione da parte della casa discografica
a cui Cerro rispose letteralmente, dovrete passare
sul mio cadavere. Il 19 ottobre del 1998 viene
pubblicata believe. Un pezzo che rimarrà nella
(05:32):
storia del POP, con 11 milioni di copie vendute, primeggiando
sulle classifiche di ben 23 paesi e che regalò a Cher il suo
primo granny Awards. Come ben sappiamo, dopo di lei
moltissimi artisti si accodaronoall'uso dell'autotune dai
nostrani blu fine, da punk, da snoop dogg fin emogen IP,
(05:53):
arrivando ai faris Movement, e solo molto, molto dopo arrivò
alla corrente Trap o sui palchi sanremesi più recenti.
Insomma, grazie a questa popolarità l'autotune smise di
essere un software e diventò un vero e proprio effetto.
Ma perché odiamo così tanto l'autotune?
(06:16):
Cosa c'è dietro alle critiche feroci che vengono rivolte ai
musicisti che lo usano? Prendiamo ad esempio le recenti
discussioni tra nomi importanti della musica, come Stefano
Belisari degli Elio e le storie tese o Samuele Bersani e le
giovani leve, specialmente i trapper.
Queste critiche possono essere racchiuse in un'unica frecciata.
(06:37):
Senza autotune, ragazzi, non sapete cantare?
Questo poi viene declinato in undiscorso più complesso che
abbraccia l'intera produzione musicale, imputando ai trapper
il fatto di fare poco, faticare poco, pensare ai soldi, pensare
alla fama e appiattire la musicarendendola tutta uguale.
Un'accusa dura che in realtà dipinge uno scenario poco
(07:00):
veritiero, in cui questi giovaniche usano l'autotune sarebbero
colpevoli di andare a intaccare.Decadi e decadi di tradizione
musicale ma se volessimo intavolare una vera e propria
critica musicale, l'auto tune dovrebbe essere l'ultimo dei
nostri problemi, lasciando il posto a ragioni ben più
importanti come il contenuto o imessaggi che vengono portati
(07:23):
avanti da certi artisti. Per quanto riguarda l'utilizzo
dell'AUTOTUNE, è importante capire che da tool di editing è
passato a effetto, un effetto che gioca un ruolo chiave
nell'estetica sonora di moltissimi generi musicali e di
moltissimi artisti. Questa voce robotica diventa una
firma stilistica. Poi anche questa idea che solo
(07:46):
gli artisti incapaci utilizzino l'autotune è sbagliata.
Il livello di perfezionismo delle produzioni dell'industria
musicale è così alto che quasi tutti i cantanti lo utilizzano
naturalmente. Ognuno di loro lo utilizza per
scopi diversi. Le voci di Sabrina Carpenter o
Billie eilish, ad esempio, non suoneranno mai artificiose come
(08:08):
alcuni pezzi di post malone o the weekend.
Come si utilizza l'autotune può variare tantissimo il risultato.
Ad esempio, per le prime che ho citato, l'autotune è una leggera
pennellata, mentre per i secondiè una cifra stilistica.
Ma quindi quanto è problematico l'autotune?
(08:32):
La risposta è molto semplice. Non lo è, perché è un vero
strumento e gli strumenti non sono mai né buoni né cattivi,
semplicemente obbediscono alla mano di chi li utilizza.
Apprezzarlo o meno è solo una conseguenza del proprio gusto,
ma non può rappresentare il giudizio finale, poiché ciò che
fa veramente la cifra sarà il tipo di linguaggio e i contenuti
(08:55):
che gli artisti decideranno di riporre nella loro musica.
Sono ben altre le cose che bisognerebbe sradicare e una di
queste è la velocità con cui mettiamo al banco degli imputati
qualsiasi novità che strida con la sicurezza del passato,
rendendolo un comodo capro espiatorio per raggiungere una
tipologia di musica che forse andrebbe contestata per altri
(09:19):
motivi. La storia è piena di artisti
dalle doti canore, forse non troppo brillanti, ma che erano
poeti. Parolieri performer che
incantavano l'ascoltatore limitandosi a snocciolare le
proprie strofe senza troppo impegno.
Questo perché ciò che arriverà anoi sarà sempre la loro
(09:41):
autenticità, la vorace creatività, l'esigenza di
comunicare e l'amore con cui utilizzano il linguaggio della
musica. E non sarà di certo l'autotune a
piegare la forza titanica comunicativa della musica, né
ora né mai. Detto ciò, la puntata di oggi
termina qui. Prima di salutarvi le solite
(10:03):
raccomandazioni, vi ricordo infatti di seguire il podcast su
Spotify e di iscrivervi al canale Youtube.
Oltre a ciò vi lascio nella descrizione dell'episodio tutti
i contatti miei e di Giorgio. Come sempre vi aspetto nei
commenti per sapere la vostra opinione se l'autotune vi
convince oppure no. Vi do appuntamento a venerdì
(10:26):
prossimo alle 21 con un nuovo episodio di Ergasma, ma fino ad
allora, come sempre, vi auguro buona musica.