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February 11, 2025 35 mins
Lo zorongo Gitano non è esattamente un palo flamenco, ma una canzone che viene dal repertorio popolare andaluso. 
Ha una melodia popolare semplice. Si suona por medio in modalità flamenca, quindi è facile da afflamencare. 
Abbiamo una sola forma di letra e un estribillo, e questo indica che non si è sviluppato molto. Non si sa gran che delle sue origini, forse le sue radici antiche sono da ricercarsi in balli africani provenienti dal Congo. Non è una follia, dato che nel porto di Cadice e nel porto di fiume di Siviglia passavano tutti i commerci dalle indie e dall'Africa, inclusi gli schiavi diretti alle Americhe.
In effetti la parola stessa non suona molto europea!

Che fosse un ballo di schiavi africani lo dicevano i pliegos de cordel, antichi libretti che venivano venduti in una sorta di edicola ante litteram: fogli stampati, piegati appesi su una cordicella in vendita. Raccontavano storie, poesie, aneddoti. 
Probabilmente lo zorongo era un baile gitano, sulla scia della zarabanda, della quale era una versione meno volgare, più morigerata. Si ballava a coppie, nelle zambras del Sacromonte di Granada. Ce ne parla Faustino Nuñez, il flamencologo di cui sempre ti parlo, nel suo libro "Guia comentada de musica y baile preflamencos (1750-1808)", come una parte importante del folklore spagnolo. 
Ci parla di una letra antica: "!Ay, zorongo, zorongo, zorongo! Que lo que mi madre me compra me pongo, que si me compraba una camisita que llena de encajes que por las manguitas que toma zorongo"  Ahi zorongo, che quello che mi compra mia madre io me lo metto, che se mi avesse comprato una camicetta con le maniche di pizzo, que toma (espressione intraducibile, che significa qualcosa come "ecco!"). Comunque anche con questa strofa non si capisce il significato della parola! Probabilmente è un suono divertente. 
La parola stessa indica un fazzoletto triangolare usato come bandana.

All'inizio del 900 viene praticato dai gitani del Sacromonte soprattutto come danza. Il ritmo era ternaio, come tutto il folklore spagnolo. 

Le strofe parlano di amore non corrisposto, di cui però si è molto fieri. 

Importantissimo a riguardo il lavoro di Federico Garcia Lorca. Il sommo poeta raccolse le strofe di canti popolari antichi spagnoli, e li incise in una collezione di 5 dischi per il grammofono, per l'etichetta "La voz de su Amo" (La Voce del Padrone) nel 1931, arrangiandone la musica, e suonandola al piano personalmente. Ad accompagnarlo, al canto, nacchere e zapateo, La Argentinita. Ogni disco conteneva due brani, uno su ogni lato, e uno di questi era proprio lo zorongo.
La collezione ebbe un enorme successo e salvò dall'oblio molte canzoni popolari antiche. 
Lo zorongo in effetti come tale venne dimenticato, ma venne da lì in poi ricordata la versione del poeta, che ne compose anche qualche strofa, oltre a ricostruirne di popolari: se ascolti le strofe di zorongo gitano, ti rendi conto che non possono essere di tradizione popolare, perché contengono parole troppo ricercate e immagini non banali. Ad esempio la strofa famosa: "las manos de mi cariño estan bordando una capa con nagréman de alhelies y con esclavinas de agua" (le mani del mio amore stanno ricamando un mantello con passamanerie di violacchiocche e con mantelline di acqua)... non è propriamente linguaggio popolare!

Esistono parecchie strofe poetiche por zorongo, ma la melodia è sempre la stessa. Inoltre c'è un ritornello. Che nella versione del 1931 non viene neppure cantato ma soltanto suonato al piano e ripetuto ritmicamente dal zapateo de la Argentinita. Il poeta però scrisse le parole del ritornello. 

La voce di Argentinita ci fa capire che nel flamenco ognuno canta.. con la voce che ha! E che non esiste una estetica della voce! 

Antonio el bailarin, Antonio Ruiz Soler, nel 1964 lo ballò con Marisol, Pepa Flores, sul canto della stessa Marisol, nel film "La nueva cenicient
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