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September 4, 2025 4 mins

A Parigi si è riunita la Coalizione dei Volenterosi: 26 paesi pronti a garantire la sicurezza dell’Ucraina, tra aperture e divisioni. Macron e Zelensky rilanciano, Londra spinge sui missili, Meloni frena sull’invio di truppe. Ma il vero nodo resta Mosca.

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(00:00):
La giornata odierna, giovedì 4 settembre 2025, ha visto
riunirsi a Parigi i leader dellacosiddetta coalizione dei
volenterosi. Sul tavolo le garanzie di
sicurezza per l'Ucraina e la possibilità di una forza
internazionale di rassicurazionepronta a dispiegarsi in caso di
cessate il fuoco. Macron annuncia che 26 paesi

(00:22):
sono disposti a inviare truppe, ma le divisioni tra i partner
restano evidenti. Zelensky e ribadisce che Mosca
non mostra ancora la volontà di fermare la guerra, mentre Trump
spinge l'Europa a ridurre le dipendenze energetiche da Mosca,
Londra insiste sui missili a lungo raggio, Varsavia si tira
fuori da qualsiasi ipotesi di truppe.

(00:43):
Mentre da Roma Meloni rilancia l'idea di un meccanismo
difensivo collettivo, ma escludel'invio di soldati.
Von der Leyen infine invoca una Ucraina porcospino capace di
resistere a ogni aggressione futura.
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(01:05):
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Parigi, una città già abituata alle grandi partite della
diplomazia internazionale, che per un giorno è diventata la
capitale politica del fronte occidentale al fianco di
volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron ha ribadito la

(01:25):
determinazione europea a forniregaranzie di sicurezza a Kiev dal
giorno in cui sarà firmata la pace.
Il Presidente francese ha chiarito che 26 paesi sarebbero
pronti a inviare truppe in Ucraina non per combattere ma
per garantire un cessate il fuoco e prevenire nuove
aggressioni. Truppe di rassicurazione così
definite, che potrebbero operarea terra, in mare e in aria.

(01:49):
Ma prima, ha aggiunto Macron, bisogna misurare la sincerità
russa, capire se dopo i contatticon Washington Mosca abbia
davvero intenzione di trattare. Nella stessa conferenza stampa
Zelensky ha rilanciato l'allarme, Putin continua a
chiedere condizioni inaccettabili come il ritiro
delle forze ucraine da territoriconquistati a caro prezzo.

(02:09):
E questo, ha detto anche il leader francese, è immorale,
illegale e impossibile. La riunione dei volenterosi,
presieduta in tandem da Macron edal premier britannico care
Starmer, ha visto collegati circa 35 paesi.
Dai 27 europei ai membri del Commonwealth, fino a partner
asiatici come Giappone, Australia e Nuova Zelanda.

(02:31):
Londra ha messo l'accento sull'impegno a fornire missili a
lungo raggio e ha spinto per un inasprimento delle pressioni su
Mosca. Varsavia invece ha detto no.
Il Premier Donald Tusk ha escluso che la Polonia possa
inviare truppe nemmeno a guerra conclusa, limitandosi a un ruolo
logistico. L'Italia, rappresentata da
Giorgia Meloni in video collegamento, ha ribadito la

(02:51):
contrarietà all'invio di soldati, ma ha avanzato l'idea
di un meccanismo di sicurezza collettiva ispirato all'articolo
5 della NATO. Roma si dice disponibile a
sostenere monitoraggio e formazione fuori dai confini
ucraini. A dare forza al fronte europeo è
intervenuta Ursula von der Leyen, l'Europa deve trasformare
l'Ucraina in un porcospino d'acciaio impossibile da

(03:13):
ingoiare per qualsiasi aggressore.
Per questo serve un esercito forte, moderno e ben
equipaggiato, sostenuto dall'industria europea della
difesa e da un nuovo budget di lungo periodo con Orizzonte 2030
sul fronte Atlantico. E Zelensky che ha riportato ai
giornalisti le parole di Donald Trump, il Presidente americano
irritato dal fatto che alcuni paesi europei continuino a

(03:36):
comprare petrolio russo, citandoin particolare Ungheria e
Slovacchia. Ma Washington, ha assicurato
Macron, è pronta a fare la sua parte nelle garanzie di
sicurezza. Insomma, la giornata di Parigi
segna un passaggio chiave nella costruzione di un nuovo
equilibrio europeo, da un lato la volontà di rafforzare Kiev,
dall'altro le divisioni tra paesi disponibili a rischiare o

(03:58):
ad attendere e paesi che preferiscono limitarsi al
sostegno logistico. La fotografia è quella di
un'Europa che vuole contare, ma che resta dipendente dai si di
Washington e dalla coerenza dei propri partner.
Il vero nodo politico sta nella postura di Mosca, senza un
segnale reale di apertura, nessuna architettura di
sicurezza potrà reggere. E in questo quadro gli europei

(04:20):
cercano di mostrarsi Uniti. Ma la partita resta aperta.
Macron e Starmer provano a scrivere la sceneggiatura.
Ma il finale, quello della pace o del prolungamento del
conflitto, resta ancora tutto nelle mani del Cremlino.
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