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October 9, 2025 6 mins

Donald Trump annuncia un accordo storico tra Israele e Hamas: parte il piano di pace in 20 punti. Ostaggi liberati, prigionieri scambiati, e una possibile tregua dopo oltre due anni di guerra a Gaza. Dalla mediazione internazionale alle reazioni di Netanyahu, Abbas, Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni, fino alla nostra riflessione sul vero conflitto che minaccia l’Occidente.

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(00:00):
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Israele e Hamas, lo sappiamo ormai tutti, hanno raggiunto un
accordo per lo scambio di ostaggi israeliani con
prigionieri palestinesi. L'intesa annunciata dal

(00:24):
presidente Trump rappresenta solo la prima fase di un piano
di pace più ampio ma articolato in 20 punti, che prevede un
parziale ritiro delle truppe israeliane e una possibile
cessazione delle ostilità. Il negoziato, sostenuto da
Qatar, Egitto, Turchia e Stati Uniti, è il frutto di una
complessa mediazione multilaterale e arriva a oltre

(00:45):
due anni dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza.
In un contesto di crescente emergenza umanitaria, le parti
in conflitto hanno accettato di avviare un processo che prevede
il rilascio reciproco di detenuti.
L'annuncio è stato dato direttamente da Trump,
protagonista della trattativa insieme ai principali paesi
mediatori. L'accordo raggiunto al termine

(01:07):
di colloqui a Sharm El Sheikh, in Egitto, condotti senza
contatto diretto tra Israele e Hamas, ma con la costante
pressione diplomatica delle delegazioni internazionali.
Trump, che ha dichiarato da subito di essere pronto a
recarsi nella regione per presiedere alla proclamazione
del cessate il fuoco e ad accogliere gli ostaggi liberati,
sarà domenica in Israele. Questo è un grande giorno per il

(01:29):
mondo arabo e musulmano, per Israele, per le nazioni vicine e
per gli Stati Uniti d'America. Scritto su.
Il suo social Network, Truth Social ed ha elogiato gli sforzi
diplomatici che hanno reso possibile questa intesa.
Inutile spiegare il piano presentato da Trump prevede una
sequenza di misure graduali, a partire dal ridispiegamento
delle truppe israeliane lungo una linea concordata, fino al

(01:52):
definitivo arresto di tutte le operazioni militari.
Tra gli obiettivi principali ci sono la liberazione degli
ostaggi israeliani rapiti due anni fa e l'apertura di un
tavolo politico sul futuro dellaregione.
Il Presidente dell'Autorità palestinese ha accolto
positivamente l'accordo, auspicando che possa portare
alla creazione di uno Stato palestinese indipendente, con

(02:15):
capitale Gerusalemme Est nei confini del 1967.
E Mahmood? Abbas ha inoltre riconosciuto i
grandi sforzi del presidente Trump e di tutti i mediatori
coinvolti. Di certo l'intesa rappresenta
uno dei rari momenti di convergenza diplomatica in un
conflitto segnato da decenni di violenze, il ruolo centrale di

(02:35):
Donald Trump, spesso criticato per l'unilateralismo della sua
politica estera. In questo caso evidenzia una
capacità di mediazione concreta e pragmatica che potrebbe
produrre effetti duraturi. La notizia dell'accordo, tra gli
altri, ha trovato accoglienza favorevole anche da parte della
comunità internazionale. Dall'Europa la presidente della
Commissione Ursula von der Leyenparla di un'opportunità da

(02:59):
cogliere al volo. Ha ribadito l'impegno
dell'Unione europea nel garantire la consegna degli
aiuti umanitari e nella futura ricostruzione di Gaza.
È il momento di tracciare un percorso politico credibile
verso una pace, una sicurezza duratura e, ha detto, saldamente
ancorato alla soluzione dei due Stati in Italia.
Il primo commento. La Presidente del Consiglio

(03:20):
Giorgia Meloni l'ha rilasciato al TG uno.
Ha detto, dobbiamo essere orgogliosi del contributo
silenzioso ma costante che l'Italia ha offerto.
Siamo pronti a fare la nostra parte per la stabilizzazione e
lo sviluppo di Gaza, forti dei nostri ottimi rapporti nella
regione. Ha definito l'intesa una
giornata storica. Ha lodato l'azione diplomatica

(03:41):
di Donald Trump e dei principalimediatori come lo sceicco del
Qatar, il presidente turco Erdogan.
Proprio per l'arrivo di domenicadal fronte israeliano, la
Presidenza ha annunciato l'annullamento della
celebrazione pubblica della succa aperta, prevista appunto
domenica, per la liberazione degli ostaggi, che comporterà
tra l'altro importanti misure disicurezza per l'arrivo del

(04:03):
Presidente americano. L'esercito israeliano invita
alla cautela, sottolinea che le operazioni militari nella
Striscia sono ancora in corso, ma la transizione verso una
nuova fase dovrà essere graduale.
È giunto il momento però di una riflessione più profonda.
Come molti osservatori hanno notato, dietro questo accordo si
nascondono due conflitti, quellovisibile tra Israele e Hamas e

(04:26):
quello meno evidente che si consuma giorno dopo giorno
all'interno delle nostre democrazie.
In particolare in Italia in queste settimane abbiamo
assistito, spesso con impotenza,a una sorta di corto circuito
dell'opinione pubblica, vulnerabile alla propaganda di
Hamas e alle strumentalizzazioni, occorre
dirlo, di alcuni sindacati, partiti e movimenti politici.

(04:48):
Paradossalmente proprio coloro che hanno promosso scioperi e
manifestazioni in nome della pace, oggi si emozionano di
fronte all'accordo come se ne fossero stati inconsapevoli
sostenitori. In questo clima risuonano con
forza le parole scritte nei social da Claudio Cerasa, gioia
dei pacifisti veri, delusione dei pacifisti farlocchi a

(05:10):
disagio di fronte a un Occidenteche non canta from the River to
the Sea. E aggiunge provocatoriamente,
ora la flottilla può partire peril Mar Nero a difendere
l'Ucraina dal terrorismo putiniano.
A che ora si salpa? Una provocazione, certamente, ma
è anche una chiave di lettura sullo stato dell'Occidente.
Cerasa, tra l'altro, è uno dei pochi giornalisti commentatori

(05:35):
equilibrati rimasti insieme a figure come Enrico Mentana,
Paolo Mieli, Corrado Augias. Ci ricorda che se Israele ha
forse vinto una guerra concreta,l'Occidente probabilmente
rischia di perdere la propria. E qui aggiungiamo che c'è una
sorta di rancore sociale, l'odioverso se stesso, la deriva
ideologica che giustifica ogni nemico, il nome di un

(05:57):
relativismo distruttivo. Prendiamo la figura di Francesca
albanese, la relatrice dell'ONU per i territori palestinesi,
assurta a simbolo di un certo attivismo ideologico.
È emblematica, a lungo celebratacon onorificenza in Italia oggi
rivela, attraverso dichiarazionia dir poco discutibili, quello
che è il vero cancro della nostra società, un antisemitismo

(06:20):
latente, mai estinto nel dibattito pubblico italiano.
Si tratta di una guerra interna,silenziosa ma tenace.
Alimentata dalla frustrazione sociale, sostenuta anche da
potenze ostili come il Qatar e la Russia.
Una guerra che continuerà anche se domani si firmasse la pace in
Medio Oriente. Perché il vero bersaglio non è
Israele, ma l'Occidente stesso, la sua stabilità, la fiducia nei

(06:43):
propri valori, la capacità di riconoscersi ancora in un
progetto comune.
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