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June 21, 2025 13 mins
In questa puntata condivido un pensiero personale su una frase che sento spesso "Voglio imparare a programmare".Cosa significa davvero intraprendere questo percorso? Da dove partire, come affrontare dubbi e difficoltà e perché la motivazione è più importante dello strumento scelto. Buon ascolto
Mark as Played
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Episode Transcript

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(00:17):
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l'argomento di oggi vi invito a iscrivervi, attivare la
campanella e a lasciare una valutazione positiva.
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questa comunità e migliorare ogni episodio.
Inoltre se volete supportare il progetto potete farlo visitando
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(00:38):
Inoltre, se avete dubbi osemplicementechirestaviinvitoaiscrivermiamauro.spezzaferro@gmail.com.
Grazie per la vostra attenzione e buon ascolto.
La puntata di oggi è un pensieropersonale su un tema che sento
spesso ripetere sia online che offline.
Voglio imparare a programmare. Vorrei iniziare dicendo che,

(00:59):
come nella puntata dedicata ai sideproject che vi invito a
recuperare se non l'avete ancoraascoltata, anche oggi
condividerò un mio personale punto di vista.
Frutto della mia esperienza e riflessione sull'argomento.
Detto questo, iniziamo quando qualcuno mi dice Voglio imparare
a programmare. La prima cosa che mi viene
spontanea da chiedere, perché non per mettere in discussione

(01:20):
la scelta? Tutt'altro, lo trovo un
desiderio bellissimo. Ma perché capire le motivazioni
dietro quella frase è fondamentale.
Vuoi programmare per cambiare lavoro, per automatizzare
attività ripetitive, per creare un videogioco, un APP, un sito o
magari per pura curiosità? Ognuno di questi motivi è
valido, ma ognuno richiede un approccio diverso, un linguaggio

(01:41):
diverso, un tempo e un livello di impegno diverso.
È spesso chi dice voglio imparare a programmare non ha
ancora ben definito dove vuole arrivare e va bene così, ma è
importante rendersene conto, anche perché all'inizio di
qualsiasi percorso personale difficilmente sappiamo se è
veramente la strada più correttao se è solo una moda del
momento. Un'altra cosa che noto spesso è

(02:04):
un po' di confusione tra l'idea romantica del programmatore e la
realtà quotidiana della programmazione.
Programmare non è magia, scrivere codice perfetto al
primo colpo è un'illusione. La realtà è fatta di pazienza,
tentativi, fallimenti, documentazioni, errori e poi
ancora tentativi. Con il tempo arrivano anche le
soddisfazioni, magari piccole, magari offuscate dalla posizione

(02:26):
che ricopri o dall'età che hai, ma comunque reali.
Anche se non sempre appaiono in modo chiaro, sono parte concreta
della quotidianità di chi lavorain ogni ambiente professionale.
Io stesso all'inizio avevo un'idea diversa della
programmazione, pensavo fosse tutto da imparare a memoria,
comandi e istruzioni. Anche perché, diciamocelo, chi
si avvicina per la prima volta alla programmazione cerca subito
di costruirsi una piccola comfort zone, una serie di

(02:48):
schemi e soluzioni da poter replicare ogni volta che si
trova davanti a problemi nuovi osconosciuti.
In realtà, chiunque si approcci scopre che programmare è
risolvere problemi. Il codice è solo lo strumento.
Il vero lavoro sta nel capire ilproblema, scomporlo, analizzarlo
da più angolazioni e trovare unastrada magari non perfetta ma
funzionante. È un percorso fatto di logica,

(03:10):
creatività e tanta pazienza. Spesso ci si scontra con errori
banali che incredibilmente ci fanno perdere un sacco di tempo.
Altre volte, invece, capita di imbattersi in problemi senza
apparenti spiegazioni, quelli incui il comportamento del codice
sembra totalmente anarchico. In quei momenti l'unica cosa che
puoi fare è prenderla con un po'di ironia e pazienza, perché è

(03:31):
proprio da queste situazioni chesi impara di più e ogni volta si
impara qualcosa anche solo a leggere meglio un messaggio di
errore OA cercare con più precisione, ma soprattutto si
impara la pazienza nel cercare la soluzione e a saper
utilizzare al meglio il debug. Inoltre col tempo si impara pian
piano a migliorare l'approccio alle problematiche.
E alla fine è proprio questa la magia dell'informatica non è

(03:53):
fatta per chi ha tutte le risposte, ma per chi non smette
mai di fare domande. Programmare è parlare con una
macchina che prende tutto alla lettera, non fa sconti e non
mente mai. Ed è lì che tra una riga e
un'altra impari ad essere più preciso, più ordinato, più
riflessivo. In fondo impari anche a
conoscere meglio te stesso, il modo in cui organizzi e provi a
risolvere una problematica. Vorrei citare Umberto Eco.

(04:16):
Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le
persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona
solo nelle mani delle persone intelligenti.
Personalmente la mia passione è nata dalla curiosità scoperta
quasi per caso. Ricordo che all'inizio delle
scuole medie lessi un libro di mio fratello maggiore che
parlava di programmazione informatica.
Non sapevo molto di quel mondo, ma quelle pagine mi hanno

(04:36):
catturato subito. Era come aprire una porta su
qualcosa di nuovo, misterioso e affascinante.
Da lì è partita quella scintillache negli anni si è trasformata
in una vera e propria passione. Inizia a cercare su Internet i
tutorial per imparare, dai primisiti specializzati fino ai forum
dove ci scambiavano gli sconsigli e informazioni.
Vorrei soffermarmi un attimo su quanto sia importante una

(04:57):
community quando si vuole imparare qualcosa di nuovo.
È proprio grazie ai forum che sono riuscito a trovare risposte
ai miei dubbi sulla programmazione.
Se non mi fossi imbattuto in quelle discussioni,
probabilmente avrei abbandonato molto prima.
Confrontarmi con altri, leggere soluzioni, proporre domande,
tutto questo è stato fondamentale per crescere.
Volevo semplicemente creare una pagina HTML1 di quelle con un

(05:18):
titolo, un paragrafo e magari con un po' di colore sullo
sfondo. All'inizio era solo un gioco, un
esperimento, ma quel piccolo gesto, vedere qualcosa apparire
sullo schermo grazie a poche righe scritte da me, è stato il
primo passo. Da lì è scattata la voglia di
capire come funzionava tutto quel mondo, perché cliccando
succedeva una cosa e non un'altra cosa.
C'era dietro a ogni interazione,a ogni animazione, a ogni

(05:40):
comportamento. E così ho cominciato a cercare,
a provare, a sbagliare. Ho passato ore, molte ore, a
capire perché un tag non chiuso faceva impazzire tutta la
pagina, o perché una parentesi fuori posto bloccava uno script,
o come riuscire a realizzare qualcosa che avevo ben chiaro in
mente ma che semplicemente non funzionava.
Quella semplice pagina HTML è stata la mia porta d'ingresso.

(06:03):
Da lì cominciai a capire come gestire le informazioni, come
far comunicare tra loro le pagine.
Con pazienza e passione nacque il primo scripto, un banalissimo
generatore casuale su un array di nomi dei Pokémon, ognuno con
un valore associato per farli combattere.
Sì, lo so, fa sorridere, ma per me all'epoca era qualcosa di
meraviglioso, un piccolo mondo inventato dove le cose

(06:24):
accadevano grazie a me. Ed è proprio lì che capì una
cosa fondamentale con poche righe di codice.
Potevo creare e ancora oggi, ogni volta che scrivo una riga
di codice, mi affuria quel sensodi libertà, quella scintilla di
curiosità. Perché è proprio questo che
tiene viva la passione, la voglia di capire, di costruire,
di vedere nascere qualcosa dal nulla.
Mi viene in mente una citazione di Linus Torvalds che esprime in

(06:45):
pieno questo sentimento, sono convinto che l'informatica abbia
molto in comune con la fisica. Entrambe si occupano di come
funziona il mondo a un livello abbastanza fondamentale.
La differenza, naturalmente, è che mentre in fisica devi capire
come è fatto il mondo, in informatica sei tu a crearlo,
dentro i confini del computer, sei tu il creatore.
Controlli almeno potenzialmente,tutto ciò che vi succede.

(07:08):
E se se sei bravo abbastanza puòessere, puoi essere un Dio su
piccola scala, la soddisfazione di vedere qualcosa di tuo
prendere vita, funzionare, interagire, beh, è qualcosa di
impagabile. È un'emozione che ti resta
addosso e che, se ci pensi bene,è il vero motivo per cui,
nonostante bug, errori e giornate storte, si continua a
programmare. Questa emozione non è mai

(07:30):
scomparsa. Ancora oggi mi emoziono.
Spesso si sente la parola problem solving, ma cosa
significa esattamente? Personalmente ho capito davvero
il senso di questa espressione solo quando ho iniziato a
scrivere codice con continuità. Non si tratta solo di risolvere
problemi tecnici. Il problem solving è un
atteggiamento mentale, è la capacità di affrontare
l'imprevisto senza farsi bloccare, di scomporre una

(07:52):
difficoltà in parti più piccole,più gestibili, e la pazienza di
provare una soluzione dopo l'altra, anche quando sembra che
nulla funzioni. Per me significa mettersi lì
davanti a un errore che non capisci e anziché arrendersi,
iniziare a fare domande. Perché succede?
Cosa cambia se rimuovo questa parte e se lo guardasse da
un'altra prospettiva? È il momento in cui capisci che

(08:13):
il codice è solo la superficie. Sotto ci sono ragionamenti,
intuito, esperienza e anche un po' di fiducia nel fatto che
prima o poi una strada si trova.E quando la trovi, quando
finalmente funziona, quella soddisfazione non è solo il
problema risolto, ma per il percorso che TI ci ha portato.
Credo che in fondo tutte le persone al mondo si avvicinino,
anche senza saperlo, al mondo degli algoritmi.

(08:36):
Ogni giorno, infatti, applichiamo schemi, sequenze di
azioni, decisioni logiche per affrontare le situazioni più
disparate. Involontariamente costruiamo
algoritmi mentali, prima faccio questo, poi quello.
Se succede a allora reagisco conB molte volte ci convinciamo che
l'approccio scelto sia il migliore, il più efficiente,
salvo poi renderci conto che forse c'era una strada più

(08:56):
semplice, più diretta o semplicemente più giusta per
quel contesto. Ed è proprio qui che
l'informatica ci insegna qualcosa di potente, non esiste
sempre una sola soluzione. Ma esistono alternative e ogni
scelta ha un costo in tempo e risorse in chiarezza, proprio
come negli algoritmi. Allenarsi a riconoscere questi
schemi, a valutarli, a migliorarli, non serve solo a

(09:18):
scrivere codice migliore, serve a pensare meglio.
Dopo questo viaggio potresti pensare, OK, ma da dove
incomincio? Personalmente credo che oggi
viviamo in un'epoca estremamentecaotica dal punto di vista
tecnologico. Ogni giorno nasce qualcosa di
nuovo, un framework, una libreria, una tecnologia che
permette di semplificare tutto espesso lo fa davvero.

(09:38):
Ma c'è un rovescio della medaglia, più ci concentriamo
sull'ultima novità, più perdiamoil contatto con ciò che sta
sotto. Sempre più spesso vedo persone
saltare da uno strumento all'altro, da un linguaggio
all'altro, senza mai fermarsi a capire davvero come funziona.
Ciò che stanno usando è come guidare un'auto con il pilota
automatico, senza sapere cosa succede sotto il cofano.
E va bene finché tutto funziona,ma quando qualcosa si rompe o se

(10:03):
hai bisogno di fare qualcosa di più profondo, ti accorgi di non
avere gli strumenti per intervenire.
La tecnologia evolve ed è giustostare al passo, ma non dobbiamo
perdere la curiosità di capire le basi, di conoscere i concetti
fondamentali, di porci domande. Perché in fondo è proprio quella
curiosità che accende la passione e che ci rende capaci
non solo di usare la tecnologia,ma anche di comprenderla,

(10:23):
migliorarla e, perché no, di crearla.
Non esiste un linguaggio migliore di un'altro, così come
non esiste un sistema operativo oggettivamente superiore a tutti
gli altri. Sono strumenti e come ogni
strumento, la loro utilità dipende dal contesto, dal
problema che dobbiamo risolvere,dagli obiettivi che ci siamo
posti. Spesso vedo discussioni quasi da

(10:44):
tifoso calcistico tra chi difende a spada tratta un
linguaggio o un ambiente rispetto a un'altro, ma la
verità è che nessuna tecnologia è perfetta o definitiva.
L'importante è saper scegliere lo strumento giusto per il
compito giusto, con consapevolezza.
Perché un linguaggio o un sistema operativo non dovrebbe
complicarci la vita, ma aiutarci, dovrebbe permetterci

(11:05):
di essere più efficienti, più ordinati, più vicini alla
soluzione. Ecco perché ho cercato sempre di
capire perché dietro le scelte, non solo i come.
Perché è lì che si sviluppa il pensiero critico ed è lì che la
tecnologia smette di essere soloun'insieme di comandi e diventa
conoscenza. Naturalmente quanto detto in
questa puntata riflette il mio personale punto di vista, NATO

(11:26):
dall'esperienza diretta e dalla voglia di condividere ciò che ho
imparato lungo il mio percorso. Non esiste una strada unica per
imparare a programmare, così come non esiste un unico modo
per vivere e interpretare l'informatica.
Ognuno di noi ha tempi, motivazioni, difficoltà,
intuizioni diverse e va benissimo così.
L'importante secondo me, è non perdere mai la curiosità, quella

(11:46):
voglia di capire, di sperimentare, di fare domande
anche quando le risposte sembrano lontano.
Non serve essere geni o partire con tutto sotto controllo, serve
solo avere il coraggio di iniziare, di fare il primo passo
e di continuare anche quando sembra difficile, perché il vero
apprendimento nasce proprio nei momenti in cui ci sentiamo fuori
dalla nostra comfort zone. Prima di chiudere questo
episodio vorrei citare Randy Pausch che vi invito a

(12:09):
recuperare il libro dal titolo Tradotto, l'ultima lezione.
Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni è lì per un motivo
preciso, non è lì per escludercida qualcosa, ma per offrirci la
possibilità di dimostrare in chemisura ci teniamo.
I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno
abbastanza voglia di superarlo, sono lì per fermare gli altri.

(12:29):
Siamo giunti al termine di questa puntata, grazie per
avermi dedicato parte del vostrotempo e vi aspetto al prossimo
episodio.
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