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www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7191IL CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE CONSEGNA IL POTERE ASSOLUTO A XI JINPING di Riccardo Cascioli
Il rafforzamento del potere nelle mani di Xi Jinping è già in sé una notizia poco rassicurante, ma il modo in cui sta avvenendo a conclusione del XX Congresso del Partito Comunista Cinese è molto preoccupante e preconizza tempi molto turbolenti. Con gravi ripercussioni anche per la Chiesa in Cina.
Ma andiamo con ordine: sabato 22 ottobre si è concluso il Congresso del Partito Comunista, iniziato il 17 ottobre, con la scontata riconferma di XI Jinping alla segreteria del Partito per un terzo mandato, cosa mai avvenuta nell'era post-Mao. Ma la sua elezione si accompagna a una stretta politica e a un accentramento del potere intorno alla sua persona che va ben oltre le previsioni.
Significativo al proposito il fuori programma in cui durante la sessione conclusiva il suo predecessore Hu Jintao, seduto alla sua sinistra, viene invitato e poi accompagnato fuori da due funzionari, mentre Xi non degna la scena neanche di uno sguardo. Sebbene successivamente sia stata diffusa la versione ufficiale di un malore di Hu, il video della scena (non trasmesso dalla tv cinese) dà tutta un'altra impressione. E l'ex presidente riesce anche a dire qualche parola a Xi mentre viene trasportato fuori.
Un'umiliazione che fa da aperitivo alle nomine nel Comitato Centrale del Partito e soprattutto della Commissione permanente del Politburo, annunciate ieri. Dei sei membri della Commissione Permanente, oltre a Xi Jinping, che guideranno la Cina per i prossimi 5 anni, solo due restano nella Commissione: gli altri tutti sostituiti da uomini fedelissimi di Xi, a prescindere dalla loro esperienza e competenza. Lo dimostra anche la sostituzione del premier: al posto di Li Keqiang, che non siederà più neanche nel Comitato centrale, arriva il segretario del Partito a Shanghai, Li Qiang, responsabile del lungo, drammatico totale lockdown di Shanghai la scorsa primavera, che ha creato enormi problemi alimentari (e non solo) ai 25 milioni di abitanti. È apparso evidente anche dagli interventi e dalle modifiche alla Costituzione del Partito che l'unica cosa veramente fondamentale per il prossimo futuro sarà la totale obbedienza a Xi Jinping, un ritorno al maoismo ma con una Cina molto più potente e influente nello scacchiere internazionale.
TEMPI MOLTO TURBOLENTI
Lo sviluppo economico e le competenze specifiche passano dunque in secondo piano, perché gli ultimi sviluppi internazionali e la questione dello status di Taiwan, al leader cinese fanno presagire tempi molto turbolenti che richiedono unità politica e una capacità militare sempre più efficiente. Lo fa capire anche la lunga relazione di Xi al Congresso che - come nota il New York Times - ha visto sparire due espressioni che negli ultimi decenni ricorrevano sempre nelle relazioni dei leader che si sono succeduti, Xi compreso: la Cina «è in un periodo di opportunità strategiche importanti»; e «pace e sviluppo rimangono i temi di questo tempo».
Il significato era chiaro, vale a dire che non si prevedevano rischi di veri conflitti e quindi la Cina poteva concentrarsi sulla crescita economica e sul rafforzamento della sua posizione internazionale. La situazione è chiaramente cambiata negli ultimi mesi, soprattutto con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e il coinvolgimento dell'Occidente, e Xi Jinping avverte dell'arrivo di «pericolose tempeste» e a questo si prepara. L'inserimento poi nella Costituzione del Partito della «opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano 'l'indipendenza di Taiwan'» fa capire da dove potrebbe originarsi un'altra crisi internazionale.
Dunque la nuova dirigenza del Pcc si prepara a una stagione di conflitti, anche militari (la modernizzazione dell'esercito e l