TESTO DELL'ARTICOLO ➜
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8065OMELIA V DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 5,1-11) di Giacomo Biffi
L'episodio celebre della pesca miracolosa ci rivela alcuni particolari interessanti sul modo che aveva Gesù di affrontare i piccoli problemi della sua attività missionaria e soprattutto si dimostra carico di insegnamenti preziosi circa la vita della Chiesa e la vita religiosa dell'uomo.
Il fatto si colloca entro il quadro dell'attività apostolica che il Signore svolge in Galilea, nei paesi che fanno corona al grande lago di Genezaret (o mare di Tiberiade). Siamo presumibilmente a Cafarnao, il villaggio dove Pietro con suo fratello Andrea e Giacomo con suo fratello Giovanni e il padre Zebedeo avevano costituito una piccola azienda di pesca. I quattro futuri apostoli sono già stati affascinati dalla forte personalità del giovane Maestro e già gli sono assidua mente vicini come fedeli discepoli, ma ancora non hanno abbandonato l'esistenza consueta, ancora vivono in famiglia, ancora attendono al loro lavoro.
È di mattina. È verosimile che Gesù a quell'ora abbia cercato sulla riva del mare un po' di quiete per la sua preghiera. Ma ecco che la folla lo raggiunge, è impaziente di nutrirsi della parola di Dio, gli fa ressa intorno, così che diventa per lui difficile sia sottrarsi sia farsi agevolmente ascoltare. Allora, dimostrando tutto il suo senso pratico, egli sale sulla barca di Simone e chiede al proprietario di scostarsi un poco da terra in modo che - difeso dai pochi metri d'acqua - egli possa comodamente rivolgersi alla gente, che di istinto si è distribuita e ordinata lungo tutta la spiaggia. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca, che così diventa come una cattedra da cui la divina verità si irradia sulla famiglia umana.
A questo punto, non è difficile scorgere nella narrazione un significato simbolico e una riferibilità alla nostra problematica religiosa.
Simone, come è chiamato all'inizio del racconto, diventa nel momento culminante dell'episodio Simon Pietro. D'ora in poi, il Vangelo di Luca lo chiamerà soltanto Pietro, il nome profetico che Gesù gli ha assegnato per indicare la sua preminente funzione ecclesiale.
E la barca di Pietro, nella lettura concorde della tradizione, si fa la raffigurazione perspicua della Chiesa, guidata da lui e dai suoi successori nella tormentata navigazione della storia, sempre sbattuta dalle tempeste ma sempre a galla, sempre intenta a gettare le reti della salvezza.
Mantenendoci alla luce di questa interpretazione, ci limiteremo a riflettere su tre frasi del dialogo che qui è intercorso tra il Redentore e il primo dei suoi apostoli, su cui, come su una roccia, è fondata la Chiesa.
LA CHIESA NON FALLISCE PERCHÉ NON ASCOLTA LE VOCI DEL MONDO
Prendi il largo. L'invito di Gesù giunge inaspettato e stupisce quegli abili pescatori, che già avevano lavorato inutilmente tutta la notte e non avvertivano nessuna voglia di riprendere la fatica nell'ora più sfavorevole. Ma il Signore è perentorio, soprattutto perché, più che ai pesci, pensa alla missione della sua Chiesa nel mondo.
Perciò la sua voce risuona ancora viva e attuale all'orecchio del primo responsabile della barca apostolica e dei suoi compagni di lavoro: Prendi il largo.
Prendi il largo: non aver paura ad avventurarti lontano dalle opinioni della folla; dalle insipienze che dominano la scena del mondo, le quali, anche se sono collettive e di attualità, non cessano per questo di essere assolute insipienze; dalle diffuse regole di comportamento, ispirate dall'egoismo, dall'individualismo e dall'assenza di ogni superiore speranza; dalla cultura del vuoto, dell'insignificanza, dell'assurdo, che, pur ammantandosi di apparenze raffinate e scintillanti, abbaglia i sensi e inaridisce i cuori.
Prendi il largo, Chiesa