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June 3, 2025 8 mins
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CONSENSO INFORMATO, STOP AL CAVALLO DI TROIA DEL GENDER di Tommaso Scandroglio
 
Il 30 aprile scorso il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato presso il Consiglio dei Ministri una proposta che prevede il consenso dei genitori in relazione a qualsiasi attività didattica extracurriculare legata ai temi della sessualità. La nota Miur prot. n. 19534 del 20 novembre 2018 prevedeva il consenso per le attività extracurriculari rientranti nel Piano Triennale dell'offerta formativa solo «ove occorra», lasciando quindi ampia discrezionalità alle scuole. Ora la musica è cambiata perché il consenso, limitatamente alle tematiche legate alla sessualità, è sempre necessario.
Tale consenso deve essere espresso entro sette giorni dall'attività didattica e la scuola deve prevedere attività diverse per quegli studenti che non hanno ottenuto il consenso dai genitori. Affinché il consenso sia valido sarà necessario che le scuole informino i genitori sulla natura dell'iniziativa, i suoi scopi, i materiali didattici adottati e i soggetti terzi coinvolti.
A questo proposito, qualora la scuola si voglia avvalere di esperti esterni o di associazioni e di enti del terzo settore, occorreranno il via libera del collegio dei docenti e del consiglio di istituto e l'indicazione previa dei criteri di selezione dei soggetti invitati. Per la scuola dell'infanzia e primaria i temi trattati dovranno essere solo quelli previsti dai programmi nazionali di scienze e biologia. Insomma, niente gender theory all'asilo e in prima elementare.
ESONERARE I FIGLI DAI CORSI SULLA SESSUALITÀ
La proposta mira essenzialmente ad evitare di imporre alle giovani menti degli studenti le derive ideologiche arcobaleno, ossia ad evitare che in classe vengano insegnate senza il consenso dei genitori l'omosessualità, la transessualità e tutti i loro corollari: l'omogenitorialità, le teorie della fluidità dei generi sessuali, la carriera alias, la bontà di avere bagni neutri o dedicati alle persone trans o non binarie, le "nozze" gay e via dicendo. L'obbligo del consenso potrà esonerare i figli anche dal dovere di seguire corsi sulla sessualità che in realtà sono solo ore dedicate a promuovere l'aborto e la contraccezione.
Gli anticorpi delle opposizioni si sono subito attivati appena la proposta di Valditara è stata resa pubblica. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione cultura alla Camera Antonio Caso ha reso noto che «è lo Stato che deve garantire un'educazione libera e laica, non delegarla alle famiglie a seconda delle opinioni personali». È vero l'esatto opposto. Sono i genitori i primi soggetti competenti dell'educazione dei figli e come tali possono delegare il compito educativo a soggetti terzi, tra cui anche la scuola di Stato. Lo dice, come ha ricordato lo stesso Valditara in conferenza stampa, l'art. 30 della Costituzione: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli». Dunque, ciò che afferma l'on. Caso è incostituzionale.
Per quale motivo i genitori sono i soggetti più competenti, almeno sulla carta, nell'educare i figli? Perché li hanno voluti, li amano e li conoscono, almeno così si spera, meglio degli altri, soprattutto meglio degli insegnanti. Il diritto di educarli spetta a loro perché deriva dal dovere di educarli, una responsabilità legata alla natura della figura genitoriale. In particolar modo l'educazione alla sessualità e all'affettività spetta soprattutto a loro perché tali tematiche interessano l'intimità dei loro figli, la parte più recondita della loro persona, nonché il loro vissuto, carattere, inclinazioni, interessi, sensibilità etc... Meglio di altri sapranno cosa, come e quando dire, attraverso una comunicazione a tu per tu che non può che avvenire da cuore a cuore - quindi tra papà-mamma e figli - seguendo i te
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