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June 3, 2025 7 mins
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IL VESCOVO SPOSA L'IMPOSTURA QUEER: ''GESU' NON FA PREFERENZE'' di Tommaso Scandroglio
 
C'è in giro un gesù, con la "g" minuscola, impostore. È un gesù che non fa distinzione tra peccato e peccatore, che accoglie l'uno e l'altro, che è morto per salvare anche quelli che non vogliono essere salvati perché non solo tutti sono chiamati ad entrare in Paradiso, ma ci finiscono tutti a forza o per ufficio o per nascita.
Questo gesù, sempre con la "g" minuscola, è quello della teologia queer, dell'omoeresia dei gruppi cristiani che non possiamo chiamarli LGBT - perché i due termini sono antitetici - ma autonomisti dato che tentano di erigere una propria chiesa - con la "c" minuscola - dentro la Chiesa - con la "C" maiuscola. Da anni s'impegnano a redigere bibbie arcobaleno, a stilare esegesi ai testi sacri in ossequio al Murgia pensiero, ad impartire gaie lezioni nelle parrocchie, a promuovere tour nelle chiese per mostrare che coppie omo ed etero pari sono e ad organizzare veglie di preghiere contro le solite fobie che dovrebbero essere dilaganti e capillari, ma che, dati alla mano, tali non sono.
L'ultima veglia, organizzata dal famigerato gruppo Kairos, si è svolta martedì scorso presso la chiesa della Beata Vergine Maria delle Grazie all'Isolotto a Firenze. Presente il neo arcivescovo di Firenze Mons. Gherardo Gambelli che, prendendo la parola, ha cesellato questo assioma: «Dio non fa preferenze di persone». A noi risulta l'opposto. San Paolo - ed è parola di Dio quello che è riportato negli Atti - ci ricorda: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor. 6, 9-10). Purtroppo in questa black list ci sono anche gli omosessuali e i transessuali (effeminati). Chi abbraccia queste condizioni e queste condotte volontariamente, liberamente e con piena consapevolezza non può entrare nel Regno dei Cieli. Pensare diversamente, ci ammonisce San Paolo, è illudersi.
DIO FA PREFERENZE
Dio fa eccome preferenze di persone: «Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato» (Mt 25, 41-43). Una postilla: tanto per andare un po' oltre la catechesi per l'infanzia, il dare da bere e da mangiare non è solo riferito alla sete e alla fame materiale, ma anche e soprattutto a quella spirituale. Parimenti: l'essere forestiero vuol dire anche e soprattutto essere straniero alla fede cattolica; la nudità è anche e soprattutto di colui che non indossa gli abiti della verità; le malattie sono anche e soprattutto quelle dell'anima; il carcere è anche e soprattutto quello dei propri vizi. Tanto per dire che non dare da mangiare la sana dottrina, non offrire gli abiti della verità, non tentare di guarire la patologie spirituali e di far evadere le persone dall'errore può portare serie conseguenze nell'Aldilà. E questo vale anche per i temi LGBT.
Torniamo al Dio che non fa preferenze. Quello dei Vangeli e degli Atti ha preferenze: farà entrare in Paradiso i santi, ma non i peccatori che amano il peccato. Il punto è sempre il solito: Dio accoglie tutti, ma non accoglie tutto. Non accoglie il peccato. Ama l'uomo non perché peccatore, ma nonostante sia peccatore. Dio non può che amare il bene e non il male e quindi ama di noi il bene che facciamo, non il male che compiamo. E dunque ama la persona omosessuale, ma non la sua omosessualità. E, dato che l'ama, la invita, la sprona, la supplica affinché abbandoni la sua omosessualità. Amare è volere il bene della perso
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