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April 22, 2019
“Non c’è un cazzo da ridere” è il titolo del nuovo album dei TheRivati nei digital store dal 20 marzo 2019. La band partenopea ha già svelato alcuni singoli dell’album a partire dall’autunno 2018, con una serie di videoclip per le tracce ‘O Sce’, Bataclan, Cocaina, Nun sto buono, Trent’anni, e infine Music Business. L’ultima clip chiude la sequenza di episodi in video che hanno preparato all’ascolto dell’intero album, disponibile solo in formato digitale e in vinile, reperibile ai concerti del gruppo sul banco del merchandising, tra spille, adesivi e statuette di San Gennaro. “Non c’è un cazzo da ridere” dei TheRivati sarebbe dovuto uscire su tutte le piattaforme digitali il 15 marzo. Invece, il nuovo album della band partenopea ha ricevuto uno stop temporaneo alla pubblicazione per consentire alle authority di controllare un contenuto dichiarato esplicito. Quindi, la band annuncia il rinvio della data di pubblicazione a mercoledì 20 marzo commentando l’accaduto sui social network con una grafica ironica e ricordando in modo irriverente (à la TheRivati) che non è la prima volta che incappano in un tentativo di censura Sfrontata per attitudine e irriverente per vocazione, sia nei contenuti cantati sia sul palco, la band è tra gli eredi contemporanei più genuini della leggendaria Neapolitan Power ed esprime per la terza volta l’incontenibile voglia di unire il groove della black music afroamericana con il cantautorato italiano e la tradizione napoletana. L’album composto di 7 canzoni immerse in 12 tracce, autoprodotte con Italy Sound Lab e cantate interamente in lingua napoletana, ruota intorno a un preciso concept, espresso con disincanto nel titolo e che si pone come secca risposta ad ogni tema toccato nelle canzoni, scritte dal cantante Paolo Maccaro, insieme agli altri componenti del gruppo: Marco Cassese (chitarre), Antonio Di Costanzo (basso), Saverio Giugliano (sax tenore e dub master), Salvatore Zannella (batteria). Il discorso musicale dei TheRivati verte su argomenti forti di attualità, davanti ai quali ci si imbatte quotidianamente di persona o con la tv e i social network. Quindi, si infilano nei testi di “Non c’è un cazzo da ridere” riferimenti espliciti a fatti di cronaca, terrorismo, immigrazione, problemi ambientali, ma anche a quelli della sfera umana più privata, che riguarda la depressione, la critica verso l’uso di droghe pesanti o verso le trame del music business. L’intera tracklist è, insomma, uno specchio cinico e lucido della dura realtà in cui viviamo. Nell’intenzione di rifletterla, attraverso sonorità crude, distorte, incalzanti e ricorrendo pure a citazioni cinematografiche o estrapolate dalla vita reale, i TheRivati lasciano spazio, però, anche a una sottile protesta, una specie di contestazione nervosa che si insinua tra le pieghe della musica, fino ad aprire soglie per prendere ossigeno, tra interludi improvvisi, folli divagazioni, bonus track, tutti momenti in cui respirare aria pulita, buona. I ragazzi, infatti, non si rassegnano, né si limitano all’indignazione. Anzi, cercano proprio nell’energia multicolore del funk-blues-soul, nella pulsione erotica che muove e smuove la loro musica internazionale, quella forza necessaria per respingere le insane abitudini e i cattivi pensieri che imbruttiscono l’uomo nella società contemporanea.
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