Perché la vittoria di Mamdani non cambierà nulla (né in America né in Italia)

Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York e la sinistra italiana lo celebra come una vittoria epocale. Ma dietro l’entusiasmo c’è l’ennesimo abbaglio: Mamdani non è il simbolo della riscossa dei poveri, bensì l’ennesimo prodotto patinato della sinistra dei salotti. Un racconto ironico e pungente su come, da questa parte dell’Atlantico, ci si innamori sempre delle illusioni altrui.

Episode Transcript

(00:00):
C'è un entusiasmo quasi infantile in certi ambienti
della sinistra italiana ogni volta che oltreoceano qualcuno
con un profilo progressista riesce a vincere un'elezione.
Stavolta tocca a zoral Mandani, nuovo sindaco di New York, che a
giudicare dalle reazioni dei nostri compagni pare essere
diventato il Che Guevara dei grattacieli.

(00:21):
Ma prima di unirci al coro di siamo tutti mandani, vale la
pena capire chi è davvero questopersonaggio.
Cosa rappresenta e soprattutto quanto conti davvero la sua
vittoria? Hyperbros podcast, politica,
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(00:44):
piattaforme. Mandani, figlio di una nota
antropologa e di un intellettuale ugandese di
origini indiane. E tutto fuorché il povero
emigrato che si è fatto da solo.È cresciuto in ambienti
benestanti, educato, cosmopoliti.
Un democratico socialista che vive nel cuore di Brooklyn,
circondato da quella fascia benestante di progressisti che

(01:06):
si commuove per le disuguaglianze ma che non
rinuncia mai al brunch biologicodel sabato.
Un uomo che ha saputo cavalcare con astuzia e malcontento dei
radical chic newyorchesi trasformando la loro eterna
colpa borghese in consenso politico.
Sordano trop. La sera della vittoria, mandani

(01:42):
ha dedicato gran parte del suo discorso a Donald Trump, per
arrivare a uno di noi dovrai passare su tutti noi, ha tuonato
dal palco, rivolgendosi direttamente al Presidente che
Saba San dir stava guardando. If you wanna SEE White?
Trump, da parte sua. Ha reagito come solo lui sa fare

(02:18):
pubblicamente, lo ha definito unestremista, un comunista,
persino un pericolo per New York.
Ma in privato, raccontano alcuni, avrebbe ammesso che il
giovane sindaco è slick, un bravo parlatore.
Tradotto, un avversario utile, ideale per essere trasformato in
caricatura del partito democratico.
Perché la verità è che mandani non avrà alcun impatto reale

(02:39):
sulla politica nazionale americana, come ha ricordato
Ross dutat in un podcast sul NewYork Times, il sindaco di New
York e storicamente un trampolino verso il nulla.
Da John Lindsey a Rudy Giuliani fino a Michael Bloomberg, tutti
i grandi sindaci della Grande Mela sono stati celebrati come
futuri leader nazionali. Ah, dimenticavo Bill De Blasio.

(03:02):
Poi andiamo a scoprire che oltrei confini dei 5 distretti
nessuno li prendeva troppo sul serio.
New York è un microcosmo, una bolla dove le idee di sinistra
possono prosperare solo finché non devono fare i conti con il
resto del paese. Eppure da noi la solita sinistra
in crisi d'identità si aggrappa ad ogni barlume di vittoria

(03:23):
progressista come fosse la rivoluzione di ottobre.
Elly Schlein, con il suo entusiasmo da studentessa
Erasmus ha salutato mandani comeil simbolo di una nuova
speranza. Ha vinto contro i milionari e
contro Trump con parole chiare su stipendi dignitosi, sanità
universale, diritto alla casa e trasporti gratuiti.
Peccato che mandani sia milionario pure lui.

(03:45):
Che la sua campagna collettiva di 100.000 volontari sia costata
quanto la ristrutturazione di unloft a Manhattan?
il Pd festeggia, fratoianni brinda, Bonelli applaude, pure,
il Movimento 5 Stelle prova a infilarsi nella foto, mentre
Giuseppe Conte resta prudentemente in silenzio.
Renzi e Calenda invece non si scompongono.

(04:05):
Sanno bene che il Mandanismo nonè un modello esportabile, è un
fenomeno da metropoli iper progressista.
Non la ricetta per riconquistareun elettorato moderato o
popolare. La verità è che la sinistra
italiana, a corto di idee e di vittorie, si consola con i
successi altrui ma mondani non cambierà la politica americana

(04:25):
come non cambierà quella italiana.
La sua elezione resta un episodio locale, amplificato dai
media di Manhattan e dalle bacheche social di chi non ha +1
sogno europeo a cui aggrapparsi.E allora sì, siamo tutti
mandani. Ma solo nel modo in cui si è
stati tutti Tsipras o tutti i Corbyn o tutti i Sanders per un
weekend, finché la realtà non torna a bussare alla porta.